Il Cucù è un tipico fischietto materano a forma di gallo, deve il suo nome alla sonorità che produce poiché richiama il canto del cuculo.
Questo oggetto risale all’epoca prima di Cristo, ne sono testimoni dei ritrovamenti all’interno delle tombe dei bambini di epoca magno greca.
Il fischietto tradizionale materano raffigura un gallo colorato sui fianchi, simbolo di forza e virilità. Spesso era esposto o murato al di fuori delle abitazioni o botteghe a difesa contro i gli spiriti malefici; era una sorta di portafortuna. Il gallo, infatti, è colui che annuncia l’arrivo del giorno e scaccia via le tenebre simbolo del male.
Con il passare del tempo il fischietto si è arricchito di addobbi floreali e di piccoli uccellini assumendo un significato importante durante la fase di corteggiamento tra uomo e donna. Difatti l’uomo, così come il “gallo colorato”, manifestava la sua virilità e il proprio amore regalando un cuccù, se la donna lo rifiutava, rifiutava anche la corte dell’uomo nei suoi confronti. Inoltre più il Cucù era grande e ricco di addobbi più doveva essere l’amore per la propria ragazza e l’offerta di ricchezza materiale che l’innamorato voleva donarle.
Nel senso metaforico di fertilità, il fischietto era il dono che molti sposini materani ricevevano in segno di buon augurio per una prole il più numerosa possibile.
Secondo una più tradizione più recente il cucù era regalato ai più piccoli il giorno di Pasquetta. Un gioco semplice ma allo stesso tempo molto ambito.
I fischietti materani sono di due tipologie: ad aria e ad acqua. Il primo funziona con lo stesso principio del flauto con la differenza che il foro è unico, mentre il secondo, più particolare, emana suoni differenti in funzione della quantità di acqua presente nella piccola vaschetta collegata al fischietto.